La situazione in Italia dello spreco alimentare:

Eliminare la fame e la malnutrizione è una delle grandi sfide del nostro tempo. Fra le conseguenze di un’alimentazione scarsa o sbagliata non ci sono solo sofferenze e danni alla salute, ma anche un progresso più lento in molte altre aree di sviluppo, come l’istruzione e il lavoro.

Lo «spreco alimentare» è l’insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare ancora commestibili e destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti.

Nei paesi sviluppati, il cibo viene spesso sprecato alla fine della catena di produzione, quando arriva sulle nostre tavole. Nei paesi in via di sviluppo, invece, viene perso nelle prime fasi di produzione, quando i raccolti vengono lasciati a sé stessi o non lavorati a causa di poveri sistemi di immagazzinamento o perché gli agricoltori non riescono a far arrivare le proprie merci sui mercati.

Secondo la recente indagine Coldiretti/Ixè, diffusa in occasione della prima Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari, nel 2020, il 54% della popolazione italiana (più di 1 italiano su 2) ha diminuito o annullato gli sprechi alimentari adottando diverse strategie: consumo degli avanzi, maggiore attenzione alla data di scadenza, spesa km0, riduzione delle quantità acquistate, dono in beneficienza dei prodotti alimentari non consumati.

Tuttavia, lo spreco alimentare nelle case degli italiani ammonta comunque a circa 36 kg all’anno pro capite e cresce durante l’estate. Il problema resta rilevante perché ogni famiglia italiana getta nella spazzatura cibo per un valore di 4,91 euro la settimana per un totale di 6,5 miliardi.

Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e la perdita alimentare

Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e la perdita alimentare

Fonte: #StoptheWaste. La campagna contro lo spreco alimentare del World Food Programme (WFP) delle Nazioni Unite

Il 29 settembre 2020, è stato istituita per la prima volta la Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e la perdita alimentare. Un’iniziativa della FAO, nata proprio nel 2020 in contemporanea con l’emergenza COVID-10 che ha spinto le persone verso una sensibilizzazione globale sulla necessità di ripensare al modo in cui il cibo viene prodotto, distribuito e consumato.

La nuova Agenda 2030, sottoscritta nel 2015 dai Paesi delle Nazioni Unite, prevede tra i 17 obiettivi la garanzia dei modelli sostenibili di produzione e di consumo. Con questo obiettivo, precisamente il numero 12, si riafferma la necessità di cambiamenti radicali nel modo in cui le società producono e consumano. Nel 2015 la comunità mondiale ha adottato i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per migliorare la vita delle persone entro il 2030. L’Obiettivo 2, Fame Zero, è un impegno a mettere fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile: questa è la priorità del World Food Programme.

I numeri dello spreco globale fino al 2020

Dal 2014, il numero globale di persone colpite dalla fame è in continuo aumento e oggi si contano 820 milioni di uomini, donne e bambini che soffrono di denutrizione. Ridurre le perdite e gli sprechi alimenta è essenziale. Tuttavia, ogni anno circa un terzo del cibo commestibile, pari a 1,3 miliardi tonnellate viene sprecato, con un costo per l’economia globale di circa 750 miliardi di dollari l’anno.

All’ingente danno economico si aggiunge anche quello ambientale. Infatti, lo spreco alimentare è responsabile di circa 4,4 miliardi di tonnellate di gas serra emesso nell’atmosfera e di un consumo di acqua pari a 170 miliardi di metri cubi.

Il mondo ha fatto grandi progressi nella riduzione della fame: rispetto al 1990-1992, sono 300 milioni le persone che non soffrono più la fame, nonostante la popolazione mondiale sia aumentata di 1,9 miliardi.

Nonostante gli sforzi e i miglioramenti, ad oggi sono 690 milioni le persone che vanno a letto a stomaco vuoto. Solo un anno fa, 135 milioni di persone in 55 paesi hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta. Un numero ancora superiore, vale a dire una persona su tre, soffre di qualche forma di malnutrizione.

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