Cominciamo con il dare una definizione di biofarmaco: non è altro che un insieme di medicinali che derivano, o sono prodotti per mezzo di, organismi viventi.  Li definiamo innovativi perché le aziende del settore, sempre più spesso, si trovano ad anticipare i bisogni dei consumatori e questo implica una continua ricerca per soddisfare i bisogni del cliente finale. Il settore di maggior sviluppo di farmaci, in cui si investe tutto in R&S, è quello relativo alla biofarmaceutica.

In commercio se ne trovano molti: si pensi a tutti i vaccini – tema caldo in tempo di coronavirus – o a tutti quei farmaci deperibili che combattono contro alcune patologie quali cancro, diabete, mellito e le malattie infettive. Esistono dunque biofarmaci che possono prevenire alcune malattie – come, appunto, i vaccini – e altri biofarmaci che alleviano, combattono o curano i sintomi di altre malattie.

Trasporto dei biofarmaci: come evitare i rischi

Con l’aumentare della richiesta di questi prodotti innovativi si è dovuta adeguare anche la supply chain. Il settore dei biofarmaci richiede una rete di supporto adeguata e ben organizzata.

I prodotti biofarmaceutici, essendo molteplici e con varie caratteristiche, necessitano di determinate cure. Si è studiato che la maggior parte di questi prodotti ha bisogno di una specifica temperatura per mantenere e conservare le sue principali caratteristiche. I biofarmaci più venduti si conservano a temperature comprese tra i 2°C e 8°C (ricordiamo però che ogni farmaco ha una sua modalità di conservazione, per esempio, esistono biofarmaci che si conservano solo se congelati).

Sono prodotti considerati come trasporti urgenti e molto sensibili alle variazioni di temperatura. Uno shock termico o una semplice variazione può renderli inefficaci, tossici o modificarne la struttura molecolare.

Inoltre, un altro rischio è quello per cui ogni 10°C in più rispetto a quello consigliato si accelera il processo che degenera il biofarmaco, anticipando così la shelf life del prodotto.

È nella fase di trasporto, nel mantenimento della catena del freddo, che si trovano le maggiori difficoltà. Perché non tutti i biofarmaci necessitano della stessa temperatura e perché anche le minime variazioni termiche, come abbiamo già detto, deteriorano il prodotto. Biofarmaci esposti a temperature non appropriate vanno scartati e quindi causa perdite di tempo, denaro e clienti finali insoddisfatti.

farmacista che serve la cliente

Il trasporto a bassa temperatura, che rispetta la catena del freddo, assume dunque sempre più importanza nel settore farmaceutico e nello specifico in quello dei biofarmaci.

Sia temperature elevate che temperature molto basse possono influire negativamente sulla conservazione del prodotto biomedicale.

Per evitare spreco e clienti finali insoddisfatti entra in gioco la tecnologia. Come quella della centralina FROSTED che consente di monitorare e controllare la temperatura e i biofarmaci, anche attraverso la telecamera installata all’interno della cella frigorifera, in tempo reale. Aiuta trasportatore e produttore a non fare sprechi e a mantenere gli standard di qualità.

Evitando i rischi che si incorrono nel processo del trasporto, nella catena del freddo, si evitano sprechi e si garantisce un miglior prodotto.

Il trasporto controllato ha solo vantaggi: se, da monte a valle della filiera del biofarmaco, si rispettano le normative e si controlla e gestisce ad hoc il trasporto, a guadagnarci saranno tutti gli attori della filiera. Un controllo del trasporto mirato e ben gestito garantisce un’alta qualità del prodotto.